Le origini

Origini e storia della famiglia Cassetta

Nel Medioevo e nell’epoca moderna, dopo l’applicazione dei due sussidi fondamentali: la ruota e il forno, l’attrezzatura dell’arte non ha subito, sino ai tempi recenti, modificazioni sensibili. La ruota del vasaio dei tempi faraonici e bibblici è sostanzialmente identica a quelle delle officine del nostro Rinascimento, anzi all’istrumento impiegato dall’attuale “torniante”. Occorre pertanto arrivare al secolo XV per avere una documentazione sicura dell’industria del cotto a Vietri. I documenti ci danno notizie di diversi maestri ceramisti che aprirono le loro botteghe a Vietri dalla fine del ‘400. La produzione di questo periodo era abbondante in relazione ad una domanda sempre crescente: si limitava però ancora a vasellame ed utensili vari, anche se non mancava una produzione più ricercata ( decoro a penna di pavone) come ci attesta un documento del 1558.
Tra i primi maestri di cotto della fine del ‘400 e degli inizi del ‘500 si ricordano i Cassetta, cognome ininterrottamente legato alla ceramica. Difatti essi posseggono fornaci già nel ‘400. E nel ‘400 la produzione di ceramica era abbondante in relazione ad una domanda sempre crescente. Venivano prodotti utensili da cucina e contenitori, per la maggior parte non smaltati, per gli usi comuni.
Il 3 ottobre 1494 il  Maestro di cotto Matteo Cassetta vende a Franceschetto Longo cinquanta lancelle “per riporvi olio”. Il 5 giugno il Cassetta si trasferisce a Napoli dove fitta una bottega di più vani in “Piazza dei Canali” di proprietà di Giulia Vassalli per fabbricarvi vasi di creta;
Cassetta Giovan Battista, maestro di cotto: nel 1500 prende a discepolo Geronimo Carola di Maiori per lavorare la “greta” per la faenza che aveva a Vietri;
nel 1501 prende a lavorare nella sua arte di Enza Guglielmo de Lia, di Buccino;
nel 1502 prende a lavorare nell’arte medesima Marino Federico, di Rocca d’Aspide .

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STORIA DI TRADIZIONI ANTICHE
E’ una storia lunga quella della famiglia Cassetta che, nelle terre di Vietri sul Mare, ha cominciato a produrre ceramica già nel sedicesimo secolo. E’ una storia dal sapore antico la produzione di Biagio Cassetta che continua una tradizione fatta di pazienza, attese e oggetti unici. Biagio Cassetta ha bottega nella piazzetta antistante la chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, anzi il cancelletto d’ingresso in ferro battuto è attaccato al limite del muro confinante con l’Arciconfraternita del SS.Rosario. Come dire che il lavoro di Biagino (così per amici e conoscenti) non solo si svolge sotto la protezione celeste, ma è guardato a vista dai tre grandi pannelli che Renato Rossi nel 1931 realizzò per la facciata dell’Arciconfraternita  e dal grande tondo raffigurante San Giovanni Battista, anch’esso del Rossi, collocato al centro della settecentesca facciata della chiesa. Nel silenzio della sua piccola bottega Biagino Cassetta modella, compone smalti, decora, cuoce, depone su scaffali di ferro la sua produzione. Il fare successivo delle mani in modellazione o decorazione, continua nella produzione di patine antiche e antichizzanti, di smalti non aggressivi che ricoprono le superfici modulate degli oggetti o quelle piane delle riggiole in composizione di pannelli.In questa bottega in piazzetta San Giovanni dove il muoversi ha la limitatezza degli spazi, si ritrova ancora tutta l’atmosfera dell’antica fabbrica delle mani, dove il ceramista trasformava la sua quotidianità in una continua creazione di forme, di cromie, di decori. Non è alacre il pennello di Biagino nel tuffarsi con la punta schiomata nelle ciotoline dei liquidi colori, ma il gesto lento rivela riflessione, saggezza di bottega dove ogni gesto, ogni senso cromatico deve restare indelebile, immutato nella concezione del risultato finale. E’ una storia di maestria artigianale che continua quella di Biagino Cassetta, erede di una dinastia di maestri maiolicari, che offrono alla chiesa parrocchiale il pregevole altare maggiore. Un patrimonio di saperi ceramici che Biagino ha già trasmesso ai figli Stefano, Alfonso e Mafalda, perchè una storia antica possa continuare a dare prodotti artigianali, che ancora parlano di ciò che una volta era ceramica autenticamente ed esclusivamente vietrese.
      Vito Pinto


Giuseppe Cassetta nasce a Vietri sul Mare nel 1894 e, ancora bambino, lavora con il padre Biagio Cassetta e gli zii Antonio e Giovanni Tajani, titolare della fabbrica “Tajani”.
Dopo la prima guerra mondiale torna a Vietri riprende a lavorare dallo zio, poi presso la manifattura “Avallone” e quindi alle dipendenze della ditta “Cioffi”.
Nel 1927, in seguito a contrasti con il proprietario, cav. Cioffi, passa alla “ICS” di Max Melamerson.
Qui lavora, fino al 1942, accanto agli artisti della scuola tedesca Richard Dölker, Margarethe Tewalt e con Giovannino Carrano, i fratelli Vincenzo e Salvatore Procida, Guido Gambone ed altri.
In quegli anni conosce Giò Ponti che verso la fine degli anni quaranta gli commissiona alcuni disegni per piastrelle. Nel 1944 Giuseppe Cassetta apre una sua fabbrica, la “Ceramica Artistica Cassetta” (C.A.C.), in località Fontana Limite, sulla Costiera Amalfitana, dove continua il suo lavoro sino al 1962, quando all’età di 68 anni decide di ritirarsi.
Nel 1951 presenta alcuni suoi lavori, tra cui un servito da caffè, alla Mostra dell’Artigianato di Firenze. Successivamente collabora, fino all’età di ottantanove anni, nella fabbrica di ceramica della figlia Vincenza e del marito Francesco de Maio.
Giuseppe Cassetta muore, all’età di 91 anni, nel 1985

Biagio Cassetta

Stefano Cassetta

Foto di Famiglia



– Il ceramista vietrese Biagio Cassetta, padre di Giuseppe Cassetta, lavora, Tra la fine dell’Ottocento e gli anni Quaranta del Novecento circa, presso la manifattura “Tajani” già di proprietà di Antonio e Giovanni Tajani, genero del Cassetta, con la qualifica di decoratore.
– Vincenza Cassetta, figlia del ceramista vietrese Giuseppe, dopo gli anni della formazione presso la manifattura del padre conosce il ceramista Francesco De Maio che sposa e con il quale gestisce la manifattura “De Maio Ceramiche”.
Dopo il 1962 il padre di Vincenza, Giuseppe, chiude la sua fabbrica di Vietri e collabora con quella della figlia fino all’età di ottantanove anni.

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